domenica 23 settembre 2007

Quiz e Joao Pessoa

Innanzitutto, la soluzione al quiz.
Ahi ahi ahi... Svizzera batte Italia 1 a 0! Pero´ a Beatrice niente souvenir... lei ci viene troppo spesso e poi conosceva gia´ l´oggetto misterioso. Insomma, quelle nella foto sono fette di canna da zucchero pelata (con la corteccia della canna sono stati fatti gli stecchetti). Un vecchietto, sul lungomare di Tambaù, preparava i graziosi mazzolini e li vendeva per 2R$. Ovviamente si mangia. Non avremmo mica speso tutti quei soldi per una decorazione...Appena addentata, la canna emette un liquido non così dolce come ci si potrebbe immaginare, ma molto aromatico, simile alla polpa del cocco (come siamo abituati a mangiarlo in Italia). Quello che resta, dopo aver succhiato il succo, è una fibra secca e stopposa (io l'ho sputata, ma non sono sicura che si faccia così). A Felix non è piaciuto tanto, a me sì :-)


Joao Pessoa, come sapevamo, è davvero una città tranquilla. Il centro cittadino è piccolo e caotico. Un paio di strade sono costeggiate da edifici bassi in stile coloniale dai colori sgargianti, il resto sono strade trafficate da automobili, bus e venditori. Non abbiamo mancato, come suggerito da guide e info turistiche, il tramonto a Jacarè, una spiaggia sul fiume che costeggia la città. Arrivarci non è stato semplice: prima un bus per un Ipermercato fuori città, di là un secondo autobus che ci ha lasciate lungo una specie di tangenziale con 3 corsie e spartitraffico, il cui attraversamento è stato una specie di roulette russa (ma ce l'abbiamo fatta).Poi, all'altezza di una stazione di servizio, una stradina abbastanza deserta di cui non si vede la fine, attraversata dai binari di una ferrovia extraurbana.Tutto ciò alle 4,30 mentre il sole cominciava a calare. Qui il tramonto è alle 5 e il buio, come in prossimità dell'equatore, cala rapidamente.Un po' preoccupate per il ritorno che immaginavamo al buio, abbiamo camminato per 20 minuti prima di arrivare in prossimità di un ampio parcheggio con macchine, bus gran turismo, ristoranti e negozi lungo un viale (da noi ribattezzati "del tramonto"), dove una folla di turisti e gruppi di pensionati aspettava che il sole tramontasse. A pochi minuti dall'evento, dai bar i musicisti hanno cominciato a suonare il Bolero di Ravel, per creare "atmosfera". Però ogni musicista iniziava il pezzo in momenti diversi. Il risultato è stato un gran Casino di Ravel che però abbiamo seguito fino alla fine. Poi il giusto il tempo di qualche foto per Rosanna e via di corsa, in taxi, verso il ritorno. Il tassista ci ha confermato che quel giorno c'era poca gente... era lunedì, ma nel fine settimana sì, si anima davvero... Aiuto!
Il giorno dopo: gita a Campina Grande, città dell'interno in cui la nostra missione era trovare il più grande mercato del nordeste. Del mercato, eccetto qualche bancarella di frutta e verdura, nessuno sapeva niente; in compenso il viaggio di 2 ore per arrivarci è stato interessante.La zona verde e boscosa della fascia costiera, chilometro dopo chilometro, cedeva il posto a vegetazione più bassa e ad arbusti, fino a diventare sertao.Pochi i villaggi lungo la strada, qualche fazenda e mucche ossute al pascolo. Lite con il controllore di un autobus cittadino che si è molto arrabbiato perché, non riuscendo a passare, avevo fatto fare un giro in più al tornello.Ha preteso, sgarbatamente, che pagassi il biglietto in più che viene conteggiato dal giro di tornello. Io ho pagato, ma ho continuato a battibeccare pretendendo almeno gentilezza.In queste situazioni Felix si agita, io invece mi diverto e voglio l'ultima parola... mi va bene, finché i controllori non sono armati!
Ora siamo a Recife, capitale del Pernambuco. Ci stiamo ancora guardando intorno per capire dove andare, giacché la città non sembra meritare la nostra presenza. Ci impiegheremo i nostri soliti 4 o 5 giorni per andar via; nel frattempo vi racconteremo com'è la città.



Continua...

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