giovedì 8 maggio 2008

Bangkok

La tappa thailandese è iniziata sotto i migliori auspici.

L'attesa notturna nell'aeroporto di Mumbai, sulle comode poltrone-letto, è stata meno terribile di quanto avessimo temuto e la Cathay Pacific ci ha inaspettatamente regalato due poltrone in business class. Purtroppo il volo e' durato solo 3 ore: giusto il tempo di assaporare un vero viaggio da nababb.
Bangkok ci è sembrata immediatamente una città normale: dall'aeroporto un pullman ci ha portate a pochi passi dall'albergo dopo aver attraversato una normale periferia, con palazzoni e superstrade, poi la città moderna, grattacieli e metropolitana sopraelevata, infine il centro storico, viali alberati, canali e templi. La buona impressione è stata riconfermata dalla gentilezza quasi imbarazzante della proprietaria dell'ostello, "Madam", tutta inchini, mani giunte e thai-smile-english, cioe' l'inglese parlato a denti stretti senza interrompere il sorriso.
Le nostre giornate si stanno svolgendo secondo il ciclo: templi-cibo-massaggi-shopping.
I templi buddisti sono rivestiti da migliaia di piastrelline di ceramica colorata, tessere d'oro e specchi; ogni ingresso è sorvegliato da grandi statue bizzarre; nei cortili statue piu' piccole rappresentano animali mitologici e figure umane in esemplari posizioni yoga. L'espressione serena delle innumerevoli statue del Buddha è contagiosa e complessivamente questi templi predispongono al sorriso. Che sia questa l'essenza del buddismo? Approfondiremo.
Il tempio più sacro della Thailandia è Wat Phra Kaew e contiene la venerata statuetta del Buddha di smeraldo che si crede portatrice di grandi fortune; ma quello che a noi è piaciuto di più è Wat Pho, il più antico della città, famoso perché, oltre a una gigantesca statua di Buddha disteso, ospita la scuola ufficiale dei massaggi Thai ed e' questo il motivo per cui ci siamo tornate per la seconda volta nel giro di pochi giorni. Diciamolo subito: durante il massaggio Thai si gode poco, ma quando finisce, ci si sente una persona nuova. La pressione che il massaggiatore esercita con le mani, i gomiti, i piedi, le gambe, il mento è davvero forte e noi, sebbene abituate agli energici massaggi Shiatsu siamo rimaste tramortite da questa potenza. Così tanto, da aver deciso: massaggio un giorno sì, un giorno no. Non di più. Speriamo di riuscire a non esagerare.
Dalle somiglianze della tecnica e delle posizioni abbiamo avuto una conferma di cui non avevamo bisogno: Elvio è davvero bravo, tanto che per la prima mezz'ora abbiamo avuto l'impressione di essere nel soggiorno di casa. Poi il dolore ha preso il sopravvento e ci siamo ricordate degli altri venti esseri umani sofferenti e consenzienti come noi distesi sugli lettini vicini.
Del cibo thailandese abbiamo avuto assaggi diversi e disparati: siamo capitate in un ristorante lussuosissimo, con orchestra e cantante dal vivo sperimentando sapori davvero insoliti; alle bancarelle per strada abbiamo comprato i noodle saltati con verdure e gamberetti essiccati che abbiamo mangiato con gusto, vaschetta in una mano, forchetta nell'altra, sedute sul marciapiede (qui ci sono!); infine abbiamo pranzato nel frastuono assordante di una specie di mensa aziendale, insieme a qualche centinaio di frettolosi impiegati in pausa pranzo, scegliendo quasi a caso da menu scritti solo in thai.
E' strano trovarsi circondate da insegne e cartelli scritti in un alfabeto incomprensibile e da persone che solo raramente parlano inglese. Qui ci sta capitando spesso.

Continua...

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