mercoledì 2 gennaio 2008

Abbiamo visto la luce

Nella Patagonia che abbiamo percorso finora, quella del nord, non c'è niente da vedere.

Il paesaggio è piatto, ma di un piatto, piatto e noioso, così noioso che dopo un'ora di pullman, dopo nuvole e cespugli, cespugli e nuvole e cespugli e nuvole... è come contare le pecore, che qui non mancano, e ci si addormenta.
Non ci sono alberi, solo i cespugli spinosi resistono all'assenza di pioggia e al vento costante. Ci sono gli animali selvatici: maras, guanachi, choiques, ci sono gli elefanti marini che si cuociono al sole e ogni tanto emettono un barrito, sembrano salsicce giganti in cottura su una graticola.
Ci sono i pinguini con la loro camminata irresistibile.
Poi ci sono nuvole basse e sempre in movimento. A Puerto Madryn c'è anche una bella spiaggia e il mare è di un azzurro-blu che ricorda la Grecia e forse è più bello, certamente più gelido.
E poi tramonti niente male: da un lato le nuvole incendiate, dall'altro un colore mai visto. Abbiamo deciso che è indaco e siamo certe di non poter essere smentite; d'altro canto, chi ha mai visto l'indaco? Il cielo diventa arancione e celeste, poi verde, rosa e altri colori che elencarli tutti...
Qui fa buio tra le nove e mezza e le dieci, e dal 30 dicembre con l'ora legale, tra le dieci e mezza e le undici.

Insomma, quello che stiamo vedendo in Patagonia ci sta piacendo moltissimo, così tanto che quasi non vorremmo dirlo per non farvi troppo male.
Ma più di tutto ci è piaciuta l'essenza stessa del vedere.
E' come se qualcuno avesse acceso la luce in una stanza prima in penombra; possiamo dire che davvero ora sì, ogni cosa è illuminata. Si distinguono i dettagli, anche quelli lontani; i colori sono così' definiti che si riesce perfino a nominarli; le nuvole sono vive, come se si potesse allungare la mano e prenderne una; e l'orizzonte, ampio e circolare, è finalmente nitido e marcato. Per due miopi come noi, è una specie di miracolo.

Continua...

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