sabato 13 ottobre 2007

Il lago Titicaca

Il percorso in minivan da Chivay a Puno ci ha incantate con un paesaggio bellissimo. Abbiamo viaggiato per oltre 5 ore

attraversando altipiani e colline ricoperte da un solo tipo di vegetazione: un arbusto secco e giallo, nutrimento di lama, alpaca e vigogne, che nel corso del pomeriggio ha assunto tutte le tonalità dal giallo al marrone. Abbiamo fatto una breve sosta per vedere una laguna azzurrissima a 4000 mt, popolata di fenicotteri rosa, e siamo arrivate a Puno che era già buio. Ma già dalla mattina seguente abbiamo avuto l'impressione di una cittadina viva e dinamica come tutte le città di "mare". Siamo corse ad affacciarci sul lago Titicaca e, a dispetto di tutti i racconti, lo abbiamo trovato verde: ricoperto, nella parte della baia di Puno, da una mucillagine inquietante. Solo il giorno dopo, quando per andare su una delle isole, abbiamo attraversato una parte più aperta e profonda del lago, abbiamo visto il blu intenso che ci aspettavamo. La prima tappa della gita in barca è stata una delle 40 isole degli Uros: le famose isole galleggianti, fatte di totora, un tipo di canna che abbonda nella baia. Tappa sfiziosa e didattica: sembrava di essere dentro "Turisti per caso". Il pezzo forte della giornata è stato, dopo 3 ore di navigazione, l'arrivo a Taquile, un'isola "vera".E lì l'emozione è tutta nel contrasto tra ciò che la mente sa, ciò che gli occhi vedono e quello che il corpo sente.Sai di essere in un lago, a 3.800 mt di altitudine, e intorno a te ci sono le Ande; ma vedi un mare di acqua blu, un'isola un po' brulla e senza veicoli, altre isole e terre in lontananza, cielo azzurro e nuvole incantevoli (la grecia?); ma appena fai pochi passi su un sentiero senti un affanno innaturale, le vene del collo pulsare e la bocca asciutta. Tutte queste sensazioni insieme producono uno straniamento che ci ha molto divertite.Purtroppo sulle isole si arriva solo con i gruppi, i traghetti pubblici non sono praticabili e le infrastrutture d'accoglienza sulle isole quasi inesistenti. L'impressione sgradevole è che gli abitanti ti guardino solo come possibile acquirente di mercanzia.Ti sorridono, scambiano due parole con te e poi ti chiedono di comprare qualcosa o di dar loro una mancia. Bambini piccolissimi, che sembra abbiano imparato la parola "propina", mancia, prima ancora di dire "mamma", ti si accostano e ti sussurrano la loro incessante richiesta.Ultima noticina: il cielo sul Titicaca è davvero sempre in movimento. Anche quando sembra coperto, c'è qualche angolo azzurro; e i tramonti, dietro le colline di Puno sono sempre infuocati e con colori che le mie foto non sono capaci di rendere.

Continua...

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