giovedì 24 gennaio 2008

Argentina

Lasciare l'Argentina già con la nostalgia è una cosa che ci fa sentire un po' stupide.
Ricordiamo ancora

la prima volta che abbiamo visto le montagne colorate; che abbiamo sentito dire: "Ah Italia! Mi abuelo era italiano"; che abbiamo visto questa terra dall'alto; che sentendoci parlare tra noi qualcuno ci ha detto: "Que lindo idioma italiano! Es muy dulce"; che uno sconosciuto, per salutarci, ci ha baciate; che abbiamo visto le persone camminare con il thermos pieno d'acqua sotto il braccio e in mano il bicchiere del mate; che ci hanno fermate per aiutarci a trovare la strada o l'autobus giusto; che il vento ci ha lasciate senza fiato.
Non riusciamo a toglierci dagli occhi gli spazi immensi così poco popolati; la maestosità dei paesaggi; la natura inospitale della Patagonia poco adatta all'uomo; ogni zona, una geografia a sè, unica e completamente diversa dalle altre; la storia di questo paese così epica e tragica; la forza vitale delle persone e il loro desiderio di guardare avanti che vorremmo ci contagiasse tutti; la luce; il niente; e i colori, i colori, i colori.
In Argentina non vale la pena girare per visitare le città, come eravamo solite fare. Qui le tracce umane (eccetto per la Capitale) non sono interessanti, troppo recenti e troppo diverse dalla nostra concezione di centro urbano, possono essere solo tappe utili per conoscere la vera meraviglia del paese: la natura.
Siamo contente di aver dedicato tanto tempo all'Argentina. Prima di arrivarci ci aspettavamo un luogo familiare, già un po' noto. Ma, se il paesaggio umano assomiglia alle nostre aspettative, quelli naturali sono stati una sorpresa. Qui, se anche ci fossimo fermate 6 mesi, avremmo avuto ancora cose nuove da scoprire, luoghi belli da vedere.
Nella malinconia di questo saluto, ci consola un po' sapere che torneremo, per rivedere i posti che ci hanno incantate e le zone che questa volta abbiamo tralasciato.

Continua...

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