In confine che separa Cile e Argentina divide nettamente in due anche il paesaggio.
Il bus che da Santiago ci ha portato a Mendoza ha percorso il versante cileno delle Ande caratterizzato da rocce spigolose e scure, che vanno dal grigio al nero, imbiancate in cima dalla neve che si va sciogliendo.
All'avvicinarsi a Mendoza, invece, il colore diventa uno solo: il verde. Quello della distesa di vigneti appena fuori la città, e quello dei grandi alberi che costeggiano tutte, ma proprio tutte, le vie cittadine, tanto che non siamo riuscite a vedere le facciate dei palazzi.
E' difficile, qui, credere di essere in Sud America: i nomi e cognomi sono molto spesso italiani, le facce sono quelle nostre, è quasi impossibile mangiare in un ristorante che non sia italiano, l'olio è tornato a essere extra-vergine, ci sono persino le Fiat (anche se i modelli più antichi) e, dopo più di due mesi, abbiamo rivisto i bidet nei bagni.
domenica 18 novembre 2007
Verso Mendoza
Superato il posto di confine, il paesaggio si colora e gli spazi acquistano ampiezza. I pendii, più morbidi, sono striati da rocce di tutti i colori. Il rio Mendoza, che attraversa la valle, acquista nel suo persorso un insolito color tortora. Alle nostre spalle, in lontananza, la catena dell'Aconcagua, la più alta dopo quella dell'Everest, fa da sfondo a tutto ciò.
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