sabato 8 settembre 2007

Verso il nordeste

Il compleanno di Felix l'abbiamo festeggiato in aereo, brindando con succo di goyaba e maracuja e salatini. Niente di che, ma la giornata è stata dedicata al trasferimento verso Natal, nello stato di Rio Grande do Norte.

-Quasi quattro ore di volo, con scalo, e poco prima delle 17, il sole stava già tramontando, eravamo sul taxi dirette all'hotel che avevamo prenotato via internet, da Milano, così da garantirci l'arrivo e le prime due notti comode.
Il paesaggio intorno all'aeroporto ci ha ricordato quello del Cearà, piatto, vegetazione ed edifici bassi, terra rossa e pessoas dalla tipica faccia nordestita.
Arrivate in albergo, Simeia, la receptionist, ci ha informate che, a causa di problemi con i voli e bla bla bla un gruppo avrebbe liberato le camere solo verso mezzanotte; in alternativa all'attesa ci ha chiesto di alloggiare in un albergo poco lontano, per trasferirci qui domattina. Di fronte alla nostra aria molto seccata, ci ha proposto come risarcimento la possibilità di cenare gratis entrambe le sere, ospiti dell'hotel. Proposta immediatamente accettata. E' quello che ci voleva per dare un fiato alle nostre finanze un po' provate dal soggiorno a Rio.
L'albergo sostitutivo si chiama Esmeralda (!), di proprietà italiana, come molti qui, è di buon livello, ma un po' troppo da gruppi organizzati, stile casa di riposo per ricchi.
Alle 19, stanche e affamate, abbiamo riscosso l'obolo, andando a cenare nel "nostro" albergo.
Ponta Grossa, il posto in cui siamo ci sembra particolare. E' appena fuori la città di Natal, dove una duna molto alta circonda un'ampia insenatura. Lungo questa duna sono stati costruiti hotel, pousadas e ristoranti. La spiagga, di sera, è illumitata da fari, e si vede bene il bagnasciuga reso profondo dalla bassa marea. La passeggiata pedonale che percorriamo è costeggiata da palme e abbastanza deserta. Domani, con la luce, capiremo meglio dove siamo capitate.

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La giornata è cominciata con il mio primo danno.

A colazione, nel tentativo di versarmi del succo di ananas, che forma in cima una specie di schiuma molto densa, come un tappo, ho rovesciato metà brocca sul bancone, per terra, sui miei pantaloni, camicia, scarpe. Tutto il personale del ristorante, sentito lo scroscio, è accorso. Loro hanno ripulito il tutto, io, desolata e profumata di ananas, ho proseguito la mia colazione, prima di tornare in camera a fare il bucato. A questo proposito, la bacinella pieghevole che avevamo comprato si sta rivelando molto utile.Alle 8,30 eravamo pronte per prendere un autobus dirette a Barra da Tijuca, l'ultimo quartiere di Rio verso sud. Le strade erano vuote e ciò nonostante, ci abbiamo impegato un'ora di folle corsa. Se Copacabana, con i suoi 4 chilometri sembra grande, la praia di Barra che si estende per ben 16 chilometri, è infinita, non se ne vede la fine, e la macchina fotografica non ha la profondità di campo necessaria per renderle giustizia. Barra è meno suggestiva delle spiagge cittadine, il paesaggio è più piatto, ma vi assicuro che trovarsi su una spiaggia tanto lunga, uniformemente gremita di persone (oggi è festa nazionale) è un bel colpo d'occhio.Proprio qui, insieme a migliaia di carioca, ho fatto il primo bagno della stagione e ho sentito la potenza di questo mare. E mentre io, che perfino con l'acqua che arrivava al ginocchio resistevo a fatica alle onde e ancor più alla risacca, decine di surfisti di ogni età si lanciavano sulla cresta delle onde più grandi.In conclusione: oggi abbiamo dato il colpo di grazia al pallore delle nostre facce e siamo pronte per cominciare la vacanza: domani si parte per il Nordeste.

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