giovedì 6 settembre 2007

In città

Per muoverci stiamo usando i mezzi pubblici: bus e metro. Entrambi funzionano, sono frequenti e ce ne sono tanti per ogni

destinazione. Gli autisti degli autobus guidano in modo indicibile: corrono come matti, frenano bruscamente, si fermano su richiesta passando repentinamente dalla seconda corsia di sorpasso alla fermata. Se la scena vista da terra è impressionante, e ogni volta sembra che auto-moto-ciclisti si salvino per miracolo, il bello viene quando sull'autobus ci sei tu. Non basta stare ben piantati a gambe larghe mantenendosi con ambo le mani per evitare di barcollare, anche da seduti bisogna reggersi forte per non precipitare sul vicino.
Ogni volta che scendiamo da un autobus abbiamo bisogno di qualche istante di immobilità per recuperare la nostra centratura verticale.
Oggi, superata la prima corsa in autobus della mattina, siamo state "alle spiagge".
Di Copacabama e Ipanema non dirò niente. Perché in verità non saprei cosa aggiungere a quello che si vede nelle foto. Solo che il fragore costante delle onde che si infrangono sulla battigia sembra una percussione regolare che dà il ritmo alla città.
Le spiagge sono percorse da carioca di ogni tipo ed età che camminano, corrono, fanno ginnastica; e da venditori ambulanti che propongono senza insistere la loro merce.
A Ipanema a un tratto, vicino alla riva, abbiamo visto volare per aria decine di palloni: erano gruppi di ragazzi che, disposti in circolo, palleggiavano.
Prima di rientrare in albergo, abbiamo deciso di andare sul Pan di zucchero per vedere il tramonto sulla città. La collina separa la baia di Guanabara dall'oceano, si raggiunge per mezzo di due teleferiche, e offre una vista spettacolare. La varietà di questo paesaggio che alterna strati di colline a baie, foreste tropicali a favelas e a grattacieli ci hai emozionate ancora una volta. Non eravamo le sole, a giudicare da quante persone erano con noi sul belvedere del Pao de Azuçar.

Continua...

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