"In India, se non pregate avete sprecato il vostro viaggio. E' solo tempo regalato alle zanzare." Anche per noi, a poche ore dalla partenza, è arrivato il momento di fare qualche bilancio.
E poi l'India. Dai commenti pubblici e privati ai post precedenti abbiamo avuto l'impressione che molti di voi, certi che questo paese ci avrebbe rapite, colpite, affascinate, sconvolte, siano rimasti stupiti e increduli di fronte alle nostre parole di disagio. Abbiamo discusso a lungo, nelle torride serate indiane, sul perché questa comunicazione sia risultata tanto difficile.
C'è stata da parte nostra la difficoltà di dire pubblicamente tutto il brutto che abbiamo visto. Una specie di censura inconscia, mista a qualche retaggio di politically correct, ha evidentemente filtrato i pensieri; la traduzione in parole ha stemperato ancora di più la realtà.
Ma cosa abbiamo visto di così fastidioso? Anche qui, lunghe discussioni e posizioni diverse.
Per Felix l'inguardabile, l'indicibile è la povertà. E' quella che ci mette a disagio, è quella il motivo originario che ha reso questo paese così impraticabile per noi, così poco adatto a essere tappa di un viaggio come il nostro.
Anche per la Lodi, che da quando l'ha conosciuta a 20 anni, non ha mai smesso di amare l'India, il fattore chiave è la povertà, che il paese si sta faticosamente scrollando di dosso. I cambiamenti sociali che ha notato, un miglior tenore di vita, automobili, cellulari, e altri beni di consumo, ancora appannaggio solo di un'elite, sono l'espressione di uno sviluppo disordinato i cui effetti negativi ricadono sulla parte più povera della società.
Ad Anto la spiegazione della sola povertà non convince. L'India le è sembrato un paese in movimento, ma con eredità sociali e culturali che probabilmente legano le persone al proprio ineluttabile destino, e rendono difficili quei cambiamenti che a noi sembrano segnali di civiltà.
Abbiamo discusso per ore sul perché tutte le strade siano male asfaltate, senza un posto dove le persone possano camminare (i marciapiedi) e, sia in campagna che in città, costeggiate da rifiuti. E le persone sedute per terra? E quelli scalzi (ma col cellulare in mano)? E' povertà o un modo diverso di vivere? E cosa tiene le donne piegate in due per spazzare il bordo della strada con scopette senza manico? La povertà o qualche motivo a noi ignoto, o incomprensibile, giacché un semplice bastone di legno ridarebbbe loro la dignità della posizione eretta?
Parlare con gli indiani, per capirci di più non è stato facile. La difficoltà a parlare delle caste, la tendenza a compiacere gli stranieri, il tentativo di ricavarci qualcosa, il motto esemplificativo del nostro autista "Good for you, not good for me" a rimarcare tutte le differenze, hanno ostacolato una comprensione soddisfacente.
Partiamo senza una risposta alla domanda che ci ha portate qui: qual è la magia dell'India che affascina, o ha affascinato, tante persone? Noi, per sopravvivere, abbiamo dovuto fare una cosa che in questo viaggio mai avremmo creduto, ma che in India abbiamo visto fare a tanti turisti: ci siamo segregate nei resort di lusso con piscina (e aria condizionata), lasciando fuori dal cancello tutto il resto. Un piccolo fallimento personale.
Forse i pensieri che Felix ha trascritto in un giorno qualunque di questo viaggio in India possono aiutarvi a capire come ci siamo sentite.
"India, ovvero tutto quello che non avrei voluto vedere, ovvero tutto quello che ho sempre letto e non avevo mai visto, ovvero la povertà.
Guardo guardo guardo, poi non vedo niente di niente. Per giorni ho continuato a chiedermi ma dove sono i marciapiedi? Mi mancava la terra sotto ai piedi. Poi ho cercato quelli come me, quelli che vivono nei palazzi, negli appartamenti e non li ho trovati; dovunque vado sono circondata dalla maggioranza di poveri. Non so come altro chiamarli, vivono per terra, mangiano per terra, orinano e cagano per strada, esattamente come i cani. Sono a disagio? Sono turbata? Sono sorpresa? E' poco è poco. Sono un' analfabeta sociale. Quello che fino ad ora mi è servito per capire e interpretare la realtà qui non mi aiuta; penso ai diritti dell'uomo e del cittadino, all'educazione civica che ho pure insegnato, penso allo stato di diritto, alle conquiste sindacali. No, non c'è pensiero che tenga in piedi ciò che vedo. La religione si, eccome! Ogni cosa è religiosa! Pure il fango e i bimbi nudi per terra. Ho letto di templi straordinari, sono fruibili solo insieme a tutto il resto. Passaporto, certificazione febbre gialla, rupie, inglese non servono a niente, servono a poco, a consumare l'India. A me, forse, occorreva un cuore nuovo, un cuore dove non c'era scritto niente per scrivere in un nuovo alfabeto e leggere in una nuova lingua. Il mio attuale stato di civiltà è inadeguato, il mio sentimento religioso grande come seme di finocchio è ora un granulo di polvere di caffè. Gli uomini nei rifiuti, con la terra e gli animali e con le macchine e i rumori mi creano dei problemi consci, inconsci, subsociali tali da desiderare starci lontano. Odori, profumi, sapori cioè spezie e spazzature, umidità massima, zanzare potenzialmente fetenti, cosa metto ancora sull'altro piatto della bilancia? Ho finito le carte del mazzo? Cosa mi gioco? Mi è rimasta la saliva da deglutire, perchè il respiro va."
giovedì 1 maggio 2008
Ha detto Henry Michaux
Innanzitutto la Lodi. E' stata compagna di viaggio ideale. Paziente com'è, è riuscita a stare con noi anche quando il caldo, la stanchezza e lo sconforto rendevano difficile qualunque prossimità. Ha indossato in fretta i panni da terza bab, e ora ci sembra già un po' strano dover continuare il viaggio senza di lei.
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