mercoledì 11 giugno 2008

Sushi

e altre bontà.
(qualche dettaglio sulla Wiki)

Ci sono almeno quattro modi per mangiare sushi.
- AL RISTORANTE. Ci si siede al tavolo, o lungo un bancone, e si ordina il sushi e il sashimi scegliendo da un menu, spesso corredato da fotografie esplicative.
- TAKE AWAY. Si sceglie una vaschetta di sushi già confezionata o si compone secondo i propri gusti.
- AL SUSHI TRAIN. Tutti seduti su sgabelli, intorno al bancone su cui scorre un nastro che trasporta piattini con due o tre pezzi di sushi. Ogni piattino ha un prezzo riconoscibile dal colore. Sul banco, ogni postazione è dotata di: ciotole in cui versare la soia e intingere il boccone di sushi, scatole contenenti tè verde, zenzero e wasabi, e un rubinetto da cui esce acqua calda per il tè. Il cameriere alla fine conta i piattini e tu paghi di conseguenza.
- AL SUSHI TRAIN BUFFET. Funziona come il sushi train con qualche variante: ci sono anche vassoi con tempura e ognuno ha a disposizione un fornello che scalda una ciotola di brodo in cui ciascuno lascia bollire verdure, pezzi di carne o di pesce, pescato dal nastro trasportatore, per comporre una zuppa a piacimento. La caratteristica principale di questo tipo di ristoranti è che si paga un forfait e si ha a disposizione un tempo massimo (tipo un'ora e un quarto) per mangiare quanto si vuole. Poi si deve lasciare il posto. Impossibile fare diete o slow-food a queste condizioni e con tutto quel ben di dio che scorre davanti agli occhi.

Due momenti di gloria.
- Il sapore indimenticabile del tonno. I pezzi alti un centimetro si sciolgono tra la lingua e il palato. Masticare non serve.
- La vicina di posto al bancone che, dopo averci chiesto da dove veniamo, ci fa i complimenti per come usiamo bene le bacchette per mangiare il sushi. E non ci ha ancora visto mangiare i noodles (spaghetti)... in brodo.

Quasi mai i ristoranti hanno menu in inglese. Quasi mai i camerieri parlano inglese; quando va bene sanno dire una sola parola in inglese: window. E se credi che stiano parlando di Microsoft sbagli, perchè poi ti portano in strada, davanti alla loro vetrina in cui sono esposte fedeli riproduzioni in plastica dei piatti e tu ordini indicando la tua scelta. E' una specie di lotteria, a volte va bene e a volte no, ma è un modo per aguzzare la vista. Purtroppo è impossibile imparare i nomi delle pietanze e men che meno riconoscerne gli ingredienti.

Alcuni ristoranti hanno tavoli composti quasi interamente da un piano di metallo sotto cui viene acceso un fornello a gas, come quello della cucina di casa. Sulla piastra bollente vengono poi versati pezzi di carne e verdure saltate che si afferrano con le bacchette direttamente dal ripiano e si pucciano nelle salse.
Abbiamo scoperto che è un ottimo espediente per mantenere calda la pizza, che mangiata fredda fa schifo. Qui anche quella tenuta al caldo era da dimenticare.

In Giappone gli spaghetti si mangiano quasi solamente in brodo. I noodles sono di due tipi. Gli UDON, spaghettoni di farina di frumento chiari e spessi come i bucatini scotti. I SOBA, spaghettini di grano saraceno più scuri e sottili. Entrambi sono spesso serviti in ciotolone di brodo con verdure, carne o pesce.

Nella regione di Morioka, nel nord dell'isola principale, il piatto tipico è il wanko-soba. Più che una ricetta, un modo di mangiare. In una sala privata in stile giapponese (tatami, cuscini e tavolino basso) eravamo in sette: Anto, Felix, Noriko, Yuriko e Masako, più due cameriere. I wanko-soba sono noodles in brodo, che la cameriera, accompagnando il gesto con un'incitazione, versa nelle ciotole personali. Vanno poi insaporiti con verdure, alghe e salse e mangiati, quasi aspirati in un solo boccone. Appena una ciotola si svuota, la cameriera, che rimane tutto il tempo in piedi accanto a te, la riempie e ti incita a continuare e a fare in fretta fino a quando non trova la ciotola coperta, in segno di resa. Con dei fiammiferi si tiene il conto delle ciotole consumate e a fine serata si commentano i risultati di ciascuno.
Per la cronaca: Noriko ha battuto tutte con ben 70 wanko-soba; Antonia ha mantenuto alto il nome della famiglia, e del paese, piazzandosi seconda con 44 ciotoline; Felix, stremata dal ritmo e dalla posizione, ha coperto la sua ciotola dopo appena 14 accorati "Don Don!" e "Gian Gian!" ("Continua, continua!" e "Veloce, veloce!"), che la cameriera le ha rivolto, ora con cortesia, ora con tono quasi imperioso, versandole i soba.
Soka(*), un'esperienza da provare una volta nella vita.

(*) Soka = Certo

Continua...

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