Dopo il nostro ultimo post, quello su Uluru e la sua magia, abbiamo sentito solo il silenzio.
Vista da lontano l'Italia sembra un paese con poco futuro davanti. Dall'emisfero sud sembriamo tutti spenti, scontenti e dannatamente sfiduciati. In questo viaggio abbiamo sentito che non è così dappertutto, verrebbe da dire che non è così da nessuna parte.
Forte, fortissimo è il contrasto tra ciò che voi vedete ogni giorno, e quello che abbiamo negli occhi noi.
Qui grandi problemi sociali non ne abbiamo visti. Qui gli operai del cantiere di fronte al nostro albergo lavorano tranquilli, protetti, imbragati, caschetto e scarpe giuste. Qui a Cairns pochi giorni fa hanno eletto il nuovo sindaco e noi non ce ne eravamo neanche accorte, vale a dire: niente manifesti elettorali selvaggi, niente volantini, nè santini, niente faccioni 3x6. Lo abbiamo letto il giorno dopo sul giornale: la nuova sindaca (l'aspetto è molto diverso da quello della Moratti) ha brindato e ha ricevuto gli auguri dell'avversario sconfitto che ora torna alla sua professione in una corporation. Sembra un altro pianeta.
Ma quello che davvero stride è l'abisso che c'è tra la bellezza del paesaggio, l'attenzione che in questa parte dell'Australia hanno nel preservare le ricchezze naturali, e gli scempi che in Italia si compiono da decenni. Qui gli ambientalisti fanno le battaglie per educare le persone a non buttare in spiaggia i mozziconi di sigaretta perché i pesci li scambiano per cibo e si fanno male. Non c'è bisogno di aggiungere altro.
Della nostra tappa a Cairns per vedere la barriera corallina, va detto che, dopo una pioggia tropicale durata alcuni giorni, siamo riuscite a vederla. Certo, il mare era mosso e il cielo era grigio, e solo quando compariva il sole la vita sott'acqua si riaccendeva di colori. Certo, mentre eravamo sulla piattaforma in mezzo al mare, da cui ci si cala in acqua, è arrivato lo scroscione di pioggia, certo abbiamo dovuto indossare la muta anti-meduse perché questa è la loro stagione, ma abbiamo comunque fatto il possibile per non perderci anche questa meraviglia. Ce ne siamo fatte un'idea e abbiamo capito perché in tanti se ne innamorano.
Questa volta le foto sono davvero poche ma, nella speranza di risollevarvi un po' il morale, vi consigliamo di non perdervi le bab in muta.
giovedì 20 marzo 2008
Non dappertutto
Finché da Napoli non si è levato un urlo, il solito urlo, a cui ne sono seguiti altri. Tutti, pubblicamente o in privato, da tutte le parti d'Italia, ci avete detto la stessa cosa: "Beate voi che non siete qui. Trovate un posto dove stare e, se potete, non tornate". Che in Italia si stesse male, lo avevamo ben presente quando siamo partite e possiamo immaginare che in questi mesi il malessere e lo scontento siano cresciuti oltre i livelli che già ci parevano insuperabili. Qualche sera fa ci siamo fatte raccontare, via Skype, gli schieramenti elettorali, e abbiamo capito meglio la domanda che in tanti (tutti?) vi state ponendo. Sarebbe la nostra se fossimo lì.
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