Siamo in Giappone perché sei anni fa abbiamo conosciuto Noriko, una giapponese che ama l'Italia e ha voluto imparare la lingua e la cucina italiana.
Alle 6 di pomeriggio la stazione centrale di Tokyo era affollata di pendolari e il battesimo sul treno stipato all'inverosimile è stato di quelli che non si dimenticano.
Tokyo, che abbiamo visitato con Noriko e Shizu da un bus turistico e dal traghetto, e il giorno dopo in autonomia, ha confermato e smentito allo stesso tempo tutti i nostri preconcetti sul Giappone. E' una città pulita, ordinata, frenetica, affollata eppure silenziosa, le persone camminano a passo svelto e un po' nevrotico, ma poi si fermano e sorridono. La zona centrale, pur non avendo nè attrattive turistiche nè fascino particolare, colpisce per le strade ampie, i negozi eleganti e un senso complessivo di ordine. Sembra che il benessere economico abbia consentito a questa città, e forse a tutto il paese, di svilupparsi con armonia zen; tutto è nuovo, pulito, essenziale, funzionale ed elegante. I taxi hanno sportelli automatici e merletti sui sedili, i tassisti, sempre cortesi, talvolta indossano guanti bianchi. Il colore prevalente in città è il grigio del cielo, dell'asfalto e dei marciapiedi, dei vetri e dell'acciaio dei grattacieli.
Potrebbe sembrare che il Giappone sia la Svizzera dell'Asia, ma non è così perché qui, per fortuna, ci sono i giapponesi. In questa settimana ce ne siamo innamorate. Ci piace la loro incredibile gentilezza, la disposizione al sorriso, il rispetto, l'essenzialità, la precisione e il senso dell'accoglienza. A Ninomiya siamo state letteralmente adottate da Noriko e Shizu. In un grande magazzino una commessa ci ha suggerito, sottovoce, di andare nel negozio al di là della strada che vendeva lo stesso articolo alla metà del prezzo. A Kyoto, mentre per strada sfogliavamo la guida, due donne, dopo averci chiesto se avevamo bisogno di aiuto o se volevamo andare da qualche parte, ci hanno ringraziate per aver scelto di visitare la loro città e si sono congedate con un inchino.
A proposito di inchini, quando abbiamo cominciato a ringraziarci anche tra di noi con una leggera inclinazione del busto in avanti e le mani giunte, ci siamo un po' preoccupate, ma la gentilezza e la scortesia sono contagiose. Non temete, torneremo le rusticone di sempre.
Di quello che abbiamo visto finora ci hanno colpito i bagni, la manualità e lo stile.
I water nei bagni pubblici e negli alberghi, oltre a essere perfettamente puliti, funzionali e sobri, sono tecnologici: tutti dotati di dispenser disinfettante, di asse riscaldabile, di finto scroscio dell'acqua, di bidet caldo a pressione regolabile. Insomma, al di là della facile ironia, è un'esperienza davvero interessante che consigliamo!
Bagni a parte, pensavamo di trovare ovunque livelli tecnologici elevatissimi, ma finora non è stato così. L'elettronica è dappertutto, la tecnologia è di quelle avanzate ma discrete, le città sono disseminate di macchinette automatiche e sistemi intelligenti ma molte attività umane prevedono ancora azioni manuali. La sobrietà degli accessori, la cura dei particolari, la predilezione per il legno rendono il minimalismo giapponese un po' retrò eppure modernissimo. Sembra che qui riescano a fare molto bene ogni cosa e di quello che loro non fanno sanno scegliere il meglio. Come all'Open Air Museum di Hakone, uno dei migliori musei di arte moderna che abbiamo mai visto, con opere di artisti europei selezionate con gusto ed esposte con intelligenza e sobrietà.
E' come se ai giapponesi riuscisse un'alchimia che altrove sembra impossibile: far coesistere antico e moderno, tecnologia e tradizione, automatismo e manualità. C'è da invidiarli e provare, una volta tanto, a imitarli.
mercoledì 4 giugno 2008
Made in Japan
Noriko è venuta a prenderci all'aeroporto di Tokyo, e non ce lo aspettavamo proprio, visto che abita a Morioka, una città che dista da Tokyo 600 chilometri, poi ci ha portate a Ninomiya, un paesino residenziale a un'ora dalla capitale dove la sua amica Shizu ci ha ospitate per qualche giorno.
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