Quando ci chiedevamo dove e come avremmo voluto concludere il nostro anno randagio avevamo pensato alla Grecia.
Dopo lunghe discussioni ci eravamo entrambe convinte che un'isola greca avrebbe potuto essere la tappa cuscinetto nel lungo e non facile ritorno. Un luogo così familiare e accogliente da farci sentire un po' a casa, ma ancora abbastanza sconosciuto da mantenere vivo lo spirito del viaggio. Quale immagine migliore di noi due in un baretto greco, davanti a una spiaggia bianca, mare azzurro, e tra un sorso e l'altro di Nescafè-frappè qualche riflessione sugli incredibili mesi appena trascorsi? Pensavamo di avvicinarci a casa e non sapevamo ancora che la casa sarebbe venuta qui a riprenderci. Pier, Betty, Davide e Arianna hanno deciso di raggiungerci. Ci siamo incontrati alle 4 di mattina ad Atene, noi stravolte dopo un lungo volo Tokyo-Londra e un Londra-Atene, in totale quasi 20 ore di viaggio, e loro in un hotel del Pireo pronti a imbarcarci tutti insieme verso Naxos. Rivedere i bambini, ma anche gli adulti, dopo tanti mesi di lontananza e molti collegamenti via Skype, è stato come ritrovarsi dopo pochi giorni. Siamo state subito risucchiate. Abbiamo passato qualche ora a conoscere Arianna che avevamo lasciato bambina di un anno e che abbiamo ritrovato trotterellante e caparbia, e ci siamo incantate a sentire i lunghi e articolati discorsi di Davide, che a 3 anni parlava poco e male e che ora ha una voglia matta di raccontare tutto ciò che fa e quello che pensa. Noi, dopo mesi di vagabondaggio, ci siamo ritrovate babsitter contente e un po' frastornate, sperimentando l'inedita sensazione di essere a casa senza essere a casa. Stiamo imparando di nuovo a fare castelli di sabbia e tuffi con la palla, a lanciare il freesbee e a inventare storie di gabbiani e anatroccoli che non si potranno mai raccontare in nessun blog.

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