giovedì 25 ottobre 2007

Siamo partite da Cusco con un bus notturno molto comodo, poltrone letto completamente reclinabili e cena servita come in aereo. La mattina all'alba siamo arrivate ad Arequipa dove avevamo prenotato un altro pullman per Tacna.

Appena fuori da Arequipa ci ha sorprese il deserto. Sapevamo che la zona meridionale del Peru' è desertica, ma non immaginavamo di viaggiare per 5 ore in un paesaggio interamente sabbioso. A metà del percorso, in pieno deserto, ci hanno fatto scendere dal pullman per controllare i bagagli e accertarsi che non trasportassimo frutta. Infatti la regione di Moquegua si dichiara "libera dalla mosca della frutta" e per continuare le esportazioni con questo marchio si accertano che sul territorio non arrivi frutta, con relative larve di mosca, da altre regioni. La scena era surreale: una casupola in pieno deserto, una fila di passeggeri appiedati con i loro zaini in attesa del controllo, caldo torrido e noi due attrezzate per la montagna (giacche a vento, pantaloni di pile e scarponcini).
Infine siamo arrivate a Tacna, la cittadina più a sud del Perù a pochi kilometri dal confine con il Cile, tappa obbligata per attraversare la frontiera. Domani lasciamo il Perù che nel complesso ci ha entusiasmate per alcuni paesaggi naturali e per l'imperdibile Machu Picchu, e ci ha deluse per il contatto sempre solo "commerciale" con la gente del luogo; ogni scambio di parole era seguito dalla richiesta di acquistare qualcosa o di dare una mancia.
Qui abbiamo mangiato meno bene che in Brasile. A parte l'ottimo Cebiche, un misto di pesce e frutti di mare crudi marinati nel lime (dei Caraibi?) e guarnito con cipolla e patata dolce, tipico delle zone costiere (slurp); il rocoto relleno, peperone piccante ripieno di riso, carne e formaggio fuso, tipico di Arequipa; e la carne di alpaca, tenera e saporita; il resto è stato pollo in tutte le salse (sopa di pollo, dieta di pollo, pollopapa, cioè fritto e con patate fritte, alla piastra, al girarrosto, nelle empanadas, alla napolitana, alla milanesa!), carne discreta, patate fritte e riso scotto. Invece non abbiamo avuto il coraggio di assaggiare la vera specialità del paese: il cuy chactado, il porcellino d'India che preparano fritto, e presentano intero e spiaccicato sul piatto (come Gatto Silvestro nei cartoni). Ci è bastato vederlo prima della cottura.

Ultima nota sulla coca: masticare le foglie o berne il mate, purtroppo non dà alcuna sensazione "creativa". Forse ci ha solo aiutate a tollerare bene l'altitudine. Nella tradizione locale le foglie di coca vengono usate anche per aromatizzare i dolci, preparare creme, scambiate in segno di rispetto e buonaugurio, e persino lanciate per predire il futuro (noi continuiamo a preferire l'oroscopo di Internazionale). Ad ogni modo, ce ne siamo dovute liberare prima di attraversare la frontiera cilena.


Continua...

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