lunedì 31 dicembre 2007
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sabato 22 dicembre 2007
Desaparecidos
- LO SPOT
- L'ANNUNCIO
- LA TARGA
- IL PROCESSO
- LE MADRES Y ABUELAS DE PLAZA DE MAYO
- NATALE A BUENOS AIRES
In televisione, tra le pubblicità commerciali appare una giovane donna che invita i familiari dei 30.000 desaparecidos a contribuire alla ricerca e alla identificazione dei resti, sottoponendosi all'analisi volontaria del DNA.
Per noi è una storia di 30 anni fa. Qui è un pezzo della vita di tante delle persone che abbiamo incontrato. Eppure ci è sembrato che di quegli anni la gente preferisca non parlare.
- L'ANNUNCIO
Su Pagina 12, quotidiano indipendente e progressista, quasi tutti i giorni ci sono riquadri con le foto di giovani desaparecidos e una frase di ricordo di parenti o amici che, nell'anniversario della scomparsa, usano questo mezzo per tenere viva la memoria di quello che è successo in questo paese durante gli anni dell'ultima dittatura militare, trent'anni fa.
Il dettaglio che più ci ha turbate è che spesso, sotto la foto, è riportato il luogo dove la persona è stata vista l'ultima volta e l'invito, rivolto a chi l'avesse visto in seguito, a darne notizia.
- LA TARGA
Camminando per strada, sul marciapiede, ogni tanto una targa, tipo quelle turistiche: qui visse il famoso scrittore, lo scienziato, il poeta. Queste però indicano le case dove abitavano i ragazzi, spesso giovanissimi, scomparsi e mai più tornati.
- IL PROCESSO
Pochi giorni prima della sentenza di condanna di Febres, il principale responsabile dell'ESMA la scuola militare argentina, uno dei luoghi di tortura e detenzione, l'imputato è stato trovato morto, avvelenato da cianuro, nella sua "prigione dorata". Un giallo: suicidio o omicidio da parte di "complici"?
E la scomparsa, più di un anno fa, di Julio Lopez, principale testimone dell'accusa, desaparecido già in quegli anni? Le polemiche: bisogna fare i processi subito, prima che sia troppo tardi. La richiesta delle associazioni per i diritti umani: i militari imputati dovrebbero stare in carcere e non, come ora accade, agli arresti domiciliari. La ferita è aperta e non cessa di sanguinare.
- LE MADRES Y ABUELAS DE PLAZA DE MAYO
Qui sono un'istituzione, hanno una grande sede, una libreria, un bar, organizzano corsi di sociologia e diritti umani che vorrebbero vedere riconosciuti come corsi universitari. Si danno un gran daffare in tutti gli ambiti della vita sociale per tenere viva la memoria, ora che sanno di non poter ritrovare i loro figli, per restituire alla loro vera identità le centinaia di nipoti adottati dai carnefici delle loro madri, spesso ancora ignari della loro storia, e perché si celebrino i processi, ora che finalmente sono state abrogate le vergognose leggi del "Punto Final y Obedencia" che sancirono la prescrizione dei reati commessi dai membri del regime e l'impunità per tutti i militari che avevano commesso delitti in quanto ubbidivano a ordini. L'ammirazione per queste donne così coraggiose e determinate è immensa e dà speranza.
- NATALE A BUENOS AIRES
Il bello del Natale qui è che sembra una festività come le altre. Non paralizza la città, non prende il sopravvento sulla vita quotidiana. E' un giorno festivo che dà il via alle vacanze estive. E' strano, perché la città non è molto diversa dalle nostre: ha grandi centri commerciali, strade ingorgate dal traffico, vie brulicanti di negozi, e poi la religione cattolica è molto sentita (e come potrebbe essere altrimenti, vista l'impronta europea data dagli immigrati); eppure il clima pre-natalizio è molto diverso che da noi.
Vista da qui la frenesia degli acquisti e dei preparativi sembra davvero solo una forzatura commerciale a cui però è impossibile sottrarsi.
Vi lasciamo ai pranzi, agli impacchettamenti; noi affronteremo il caldo torrido di queste ultime giornate a Buenos Aires.
Il prossimo aggiornamento, dalla Patagonia, e forse saremo ancora nel 2007.
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lunedì 17 dicembre 2007
- MUSEO DE LOS INMIGRANTES
- LOS BASUREROS
- FREDDO
- EXACTAAAMEEENTE
Grande edificio inizio novecento, tra il porto e la ferrovia, era la tappa obbligata per gli europei che sbarcavano a Buenos Aires. Vi si fermavano alcuni giorni, il tempo di venire rinfrancati dopo quasi un mese di navigazione, fare le visite mediche, ricevere una basilare istruzione professionale, e nozioni sulla geografia e sulla storia del paese che li accoglieva, prima di andare verso la nuova vita.
Si vedono enormi stanzoni in cui è facile immaginare i 300 letti per camerata, o le sale mensa che accoglievano turni di mille persone per volta (e sempre gli uomini separati dalle donne).
Da qui è passata tutta l'Europa, gli italiani sono stati il 60% di questa "alluvione" migratoria; e da qui bisogna passare, anche noi, per capire almeno un po' questa città e questo paese, lasciandosi commuovere dagli stralci di vita che emergono da ognuno dei miseri oggetti raccolti.
Qui gli europei di cent'anni fa sono stati accolti con più dignità e rispetto di quanto oggi l'Europa ne riservi ai suoi immigrati.
- LOS BASUREROS
Tra le sette e mezza e le otto di sera, quando i negozi iniziano a chiudere, per le strade di Buenos Aires compaiono i "basureros". Trascinando un carretto a due ruote vanno al lavoro. Spesso sono gruppi di ragazzi, ma talvolta intere famiglie, con i neonati in carrozzina. Si tratta di gente umile, non di disperati. Raccolgono i sacconi grigi della "basura" che i negozianti mettono sul marciapiede, li trasportano in un punto tranquillo della strada, dove non intralciano il traffico e lì cominciano la "raccolta differenziata": carta, plastica, metalli, e tutto quanto si può rivendere. Raccolgono i materiali in enormi sacconi di tela sul carretto e se ne vanno lasciando sul marciapiede solo quello che non è riciclabile. Alle 10 le strade sono pronte per il normale servizio di nettezza urbana.
Le prime sere queste scene, soprattutto quelle familiari, ci facevano molta impressione, ne coglievamo solo il degrado e la cecità dell'amministrazione che non promuove la differenziazione a monte; con il passare dei giorni ci siamo quasi abituate, ci sembra un lavoro, sporco, ma non più di tanti altri e riconosciuto dalla società.
- FREDDO
Non è il clima in città, ma il nome di una catena di gelaterie artigianali. Qui abbiamo mangiato (e stiamo ancora mangiando) il miglior gelato di Buenos Aires e non solo. Per quelli che conoscono il cioccolato di Ciccio, per gli appassionati del semifreddo al tiramisù di via Marghera, per i fans del Napoleon... beh, un Cucuruchu, cioè il cono di cialda croccante al cioccolato rivestito di cioccolato fuso, con su un gelato di Chocolate Amargo... non ha proprio niente niente niente da invidiare... anzi :-P
Per i feticisti del genere: http://www.freddo.com.ar
- EXACTAAAMEEENTE
E' l'intercalare più usato a Buenos Aires, lo dicono tutti e lo dicono proprio così, strascicando la A e la E. E' diventato il tormentone del nostro soggiorno porteño: è difficile trattenere una risata ogni volta che lo sentiamo, cerchiamo di imitare la cadenza originaria, con scarso successo e grandi risate.
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martedì 11 dicembre 2007
El dia de la Asunciòn
Il 10 dicembre è stata una giornata speciale a Buenos Aires. La presidenta eletta a ottobre, Cristina Fernandez de Kirchner, ha ricevuto formalmente il bastone del comando presidenziale dal marito, Nestor, eletto presidente dell'Argentina 4 anni fa. E' la prima volta che un incarico presidenziale elettivo passa di mano tra marito e moglie (i Kirchner hanno battuto sul tempo i Clinton, senza contare che in quel caso ci sono stati di mezzo i disastrosi anni Bush).
Nel pomeriggio del giorno seguente, dichiarato festivo per l'occasione, la ex-Primera Dama è diventata Presidenta, ha tenuto un vivace discorso nell'aula del Congresso, apprezzato da molti e spesso applaudito soprattutto per i riferimenti alle Madres y Abuelas de Plaza de Mayo, presenti, definite esempio di coraggio per la patria. Poi... la fiesta! Un affollato concerto in Plaza de Mayo in cui la Presidenta è stata accolta sul palco da Mercedes Sosa, con cui ha cantato un paio di celebri canzoni.
Della festa ci hanno colpito soprattutto la partecipazione popolare, abbiamo visto facce di persone che non avevamo ancora incontrato in città, e i continui e sentiti riferimenti al peronismo, soprattutto a Evita, considerata davvero nume tutelare della patria.
Questa del peronismo è una questione non semplice da capire, qui le distinzioni destra/sinistra sembrano non tenere più: tutti sono peronisti e le differenze politiche sembrano vertere su quale modello di peronismo applicare. Insomma, sono giorni e giorni che leggiamo quotidiani e approfondimenti e ancora non ne siamo venute a capo. La festa, anche per noi, come per tutti i presenti, si è conclusa con la tipica "chorizada argentina", ovvero un bel panino con salsiccia degno delle migliori feste di piazza.
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domenica 9 dicembre 2007
Siamo a Buenos Aires da una settimana
La grandezza della città e la prossimità delle feste natalizie, che qui coincidono con le vacanze estive e l'alta stagione turistica, ha complicato la ricerca. Alla fine ci siamo arrese accontentandoci di un bilocale con minicucina in un residence a due passi dall'albergo in cui eravamo alloggiate. Siamo nel Microcentro che, a dispetto di quanto lascerebbe intendere il nome, non è la zona più piacevole in cui abitare, trafficata e piena di uffici, di alberghi e negozi da shopping natalizio (il fans club di Segrate avrebbe il suo bel da fare).
Le lunghissime camminate alla ricerca di alloggio ci hanno però permesso di conoscere molte zone della città prima ancora di cominciare a visitarla.
Buenos Aires è grande, pianeggiante e tagliata da strade tutte parallele e perpendicolari; come tutte le città coloniali dell'America del Sud che abbiamo visto ha una piazza centrale e quadrata, tipicamente Plaza Mayor che qui è Plaza de Mayo, che serviva per tracciare le prime 4 strade della città e le successive parallele.
In questo reticolato perfetto e monotono ogni isolato si chiama "quadra". A ogni quadra la numerazione parte dalla centinaia successiva, così nel primo isolato ci sono i numeri da 0 a 100, nel secondo da 100 a 200 e così via. Questo consente di muoversi agevolmente nell'immensa scacchiera della città. E' sufficiente contare le quadre su una cartina per capire dove si trova il civico 6134 dell'Avenida Corrientes (detto per inciso, questo significa che la via in questione ha ben 61 quadre). Questo sistema di orientamento, insieme alla consuetudine di indicare tutte le ubicazioni in città citando sempre l'incrocio, ha facilitato i nostri spostamenti. Ora alloggiamo in Avenida Marcelo T. de Alvear con Esmeralda(!).
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sabato 1 dicembre 2007
Iguazù
Un autobus locale affollato di turisti, dopo aver percorso una strada nella foresta, ci lascia all'ingresso del Parco di Iguazù, non lontano da un parcheggio per pullman gran turismo, davanti a edifici stile "stabilimento balneare". Lì tutti in coda davanti all'unica biglietteria, poi un tornello e finalmente dentro. Percorriamo in mandria un largo viale verso il centro visitatori e poi tutti sul trenino che si addentra nella selva. Alla prima fermata tutti giù verso le cataratas.
Appena imboccato il primo sentiero: la magia.
Quando ai versi inauditi, nel senso proprio di mai uditi prima, si aggiunge un gorgoglio profondo, che parrebbe uno scroscio, ma è di più, il passo si fa veloce.
Sì vabbè, gli alberi, gli animali, ma l'acqua!!! Che richiamo irresistibile.
Dall'alto il fiume sembra placido, scorre in un lieve pendio, quasi una pianura, prima di cascare si allarga, forma quasi un lago. Ma quando la terra gli viene a mancare sotto i piedi, l'acqua che precipita risucchia anche noi, e i nostri sensi.
L'istinto di buttarcisi dentro è forte, lo tratteniamo a fatica. Ci sentiamo deboli di fronte alla forza della natura.
Visto dal basso il fronte d'acqua è davvero ampio, sulle passerelle si arriva molto vicino alle cascate, ci si bagna nel vapore sollevato dall'acqua.
La giornata è tutto un allontanarsi dalle cascate, per sottrarsi all'ipnosi, per poi immancabilmente cedere al richiamo.
Quando il parco chiude, siamo costrette a uscire anche noi.
Il giorno dopo, versante brasiliano. In mezz'ora si attraversa il confine e si entra in un altro parco.Qui le cascate si vedono dall'altra sponda del rio Iguazù, sono più lontane e più panoramiche, ma non c'è l'emozione di trovarcisi dentro.
Il terzo giorno rinunciamo a un'escursione che prevede 8 ore di pullman e torniamo alle cascate argentine.
Dopo un deludente sentiero nella foresta, decidiamo di andare a vedere ancora una volta "la grande acqua", che è poi il significato di "Iguazù" nella lingua guaranì.
E qui la sorpresa della prima volta si rinnova e si amplifica.
E' vero che le cascate cambiano in funzione delle piogge lungo i 1300 Km del fiume, ma ora sono grandi il doppio!
Sembra che qualcuno abbia aperto un rubinetto e l'acqua, che avevamo visto scorrere in rivoli, adesso sì, scroscia davvero.
Andare via, a fine giornata, non è facile.
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