Ora che sono comodamente seduta in camera, come a casa, scrivo.
La fase aerea è finita; siamo riposate, rinfrancate e nello stato d'animo bello.
Il Perù "colorato" che avevo in testa non c'è,
Lima della mia cartina geografica è stata una sorpresa.
La mancanza di luce solare, a maggior ragione provenendo dal Brasile, fa si che mi sembri di essere passata dal colore al bianco e nero.
I limeñi mi piacciono, tutti, anche quelli brutti che se fossero italiani non li guarderei con tanta simpatia.
Hanno delle belle mani, i capelli e tutti i peli di un nero lucido, quando i denti sono bianchi sono luminosi e sorridono, sopratutto le donne, con grazia
Forse me li sto guardando così bene perchè sono della mia statura.
Lima non mi piace perchè è assediata dalle automobili, anche la città in cui vivo lo è ma lì mi so difendere.
Stamattina, mentre raggiungevo il centro in autobus (cioè un furgoncino che potrebbe trasportare attrezzi),
mi sono ricordata del tunnel di Fuorigrotta. Vivono tutto il giorno là sotto!
Da domani musei. Penso che qui possiamo vedere i pezzi più belli delle loro culture, altrimenti che capitale è.
f.
sabato 29 settembre 2007
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venerdì 28 settembre 2007
Dal sertao alle Ande
23 giorni dopo la nostra partenza da Milano, quando durante le normali vacanze si comincia a pensare al ritorno, noi siamo partire per cominciare un nuovo viaggio.
Le 30 ore di spostamento ci hanno proiettate dalla costa atlantica brasiliana, calda e ventosa a quella pacifica, fredda e umida della città di Lima. Delle due giornate di viaggio è degno di nota il commento di Felix quando, durante il volo Santiago-Lima, da una fitta pianura di nubi sono emerse le Ande:
In effetti, a vederle dall'alto, non sembra di trovarsi davanti a una catena montuosa, ma a un vero e proprio mare di montagne, con vette che si susseguono a perdita d'occhio. Andando verso nord, i coni vulcanici sembrano meno alti, la catena montuosa si fa altopiano, e le cime da nevose che erano, assumono le diverse sfumature del marrone.
Dall'alto sono emozionanti, le vedremo nelle prossime settimane anche da vicino.
A Lima, dopo aver resistito agli insistenti inviti dei tassisti all'aeroporto, abbiamo scelto un taxi ufficiale da pagare in aeroporto. Questo non ci ha risparmiato i richiami e gli inviti dei concorrenti. Pedro, dopo averci abilmente "scippate" a un collega, ha parlato senza sosta per tutto il percorso illustrandoci i quartieri della città che andavamo attraversando e proponendosi come guida per i giorni seguenti. E' stato come essere costrette a fare le turiste mentre volevamo solo andare a dormire.
Del cielo di Lima ho già detto. Qui siamo in primavera ma, come ci hanno confermato alcuni limeñi, il cielo rimane invariato per 11 mesi all'anno. Tra gennaio e febbraio può capitare che il grigio si schiarisca diventando un celestino pallido.
Oggi, dopo il trasferimento in un albergo più lussuoso e soprattutto più caldo, abbiamo visitato la Huaca Pucllana. Il sito archeologico pre-inca è all'interno del quartiere di Miraflores, dove alloggiamo, ed era luogo di cerimonie religiose e sacrifici umani. La piramide è frutto della stratificazione di edifici di epoche diverse. La visita è stata resa più interessante dalla guida che ci accompagnava e che era ben contenta di esercitare il suo italiano. I resti si presentano come lunghe e alte pareti di mattoni disposti in verticale. Sembrava di essere davanti a una grande libreria e per noi, in crisi di astinenza da 25 giorni, è stato davvero un colpo basso. Quando poi abbiamo incontrato una libreria internazionale, abbiamo capitolato e, dopo una lunga trattativa, valutando peso, numero di pagine, argomento, abbiamo comprato un Einaudi tascabile che nessuna delle due aveva ancora letto, e in onore al Peru abbiamo scelto "I quaderni di don Rigoberto" di Mario Vargas LLosa.
Adesso la sfida sarà decidere chi inizierà per prima a leggerlo per prima... probabilmente lo faremo in contemporanea usando segnalibri differenti. Vi terremo aggiornati.
Attraversando le strade affollate e trafficate di Miraflores, siamo andate finalmente a vedere l'oceano. Abbiamo avuto l'impressione che se Milano avesse il mare... sarebbe così. Ad ogni modo abbiamo avuto davanti agli occhi paesaggi e umanità molto diverse da quelle brasiliane di un paio di giorni fa.
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lunedì 24 settembre 2007
Recife è una città grande e si sviluppa su isole e penisole create dal delta del fiume Capibaribe e da numerosi affluenti e canali, spesso maleodoranti. Recife antigo, il centro storico, è grazioso, abbastanza ben conservato ma, come gran parte della città, popolato da disperati. Boa Viagem, la parte più moderna, affollata da grattacieli residenziali (quella in cui abbiamo alloggiato) è accessibile attraverso ponti e cavalcavia che passano sui tetti di baracche e palafitte. La vita commerciale del quartiere si sviluppa lungo due grandi arterie in cui il traffico e lo smog non invogliano a passeggiare. Il lungomare, come in tutte le città costiere brasiliane, è la parte migliore; la mattina e la sera è percorso da gente che corre o cammina e, se non fosse per lo stradone a tre corsie e il traffico incessante che lo costeggia, sarebbe un luogo gradevole nonostante i grattacieli. Anche la gita a Olinda, la cittadina famosa per l'architettura coloniale, è stata un po' deludente: per vedere casette portoghesi colorate e stradine acciottolate è decisamente più piacevole andare in Portogallo. Insomma, questa parte del Nordeste non ci è piaciuta e, nonostante i deliziosi frullati di açai e di guaranà, abbiamo deciso di andare via. Forse, come dice Beatrice dalla Svizzera, perché non siamo andate a Pipa; forse come dice Pierpaolo perché non si torna mai dove si è già stati, forse perché abbiamo bisogno di paesaggi più ignoti e stimolanti, abbiamo deciso di lasciare il Brasile, sentendone la nostalgia fin da subito. Oggi abbiamo comprato il volo per Rio, anticipato quello per Lima, e il 26 settembre saremo in Perù. I prossimi aggiornamenti da Lima.
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domenica 23 settembre 2007
Quiz e Joao Pessoa
Innanzitutto, la soluzione al quiz.
Ahi ahi ahi... Svizzera batte Italia 1 a 0! Pero´ a Beatrice niente souvenir... lei ci viene troppo spesso e poi conosceva gia´ l´oggetto misterioso. Insomma, quelle nella foto sono fette di canna da zucchero pelata (con la corteccia della canna sono stati fatti gli stecchetti). Un vecchietto, sul lungomare di Tambaù, preparava i graziosi mazzolini e li vendeva per 2R$. Ovviamente si mangia. Non avremmo mica speso tutti quei soldi per una decorazione...Appena addentata, la canna emette un liquido non così dolce come ci si potrebbe immaginare, ma molto aromatico, simile alla polpa del cocco (come siamo abituati a mangiarlo in Italia). Quello che resta, dopo aver succhiato il succo, è una fibra secca e stopposa (io l'ho sputata, ma non sono sicura che si faccia così). A Felix non è piaciuto tanto, a me sì :-)
Il giorno dopo: gita a Campina Grande, città dell'interno in cui la nostra missione era trovare il più grande mercato del nordeste. Del mercato, eccetto qualche bancarella di frutta e verdura, nessuno sapeva niente; in compenso il viaggio di 2 ore per arrivarci è stato interessante.La zona verde e boscosa della fascia costiera, chilometro dopo chilometro, cedeva il posto a vegetazione più bassa e ad arbusti, fino a diventare sertao.Pochi i villaggi lungo la strada, qualche fazenda e mucche ossute al pascolo. Lite con il controllore di un autobus cittadino che si è molto arrabbiato perché, non riuscendo a passare, avevo fatto fare un giro in più al tornello.Ha preteso, sgarbatamente, che pagassi il biglietto in più che viene conteggiato dal giro di tornello. Io ho pagato, ma ho continuato a battibeccare pretendendo almeno gentilezza.In queste situazioni Felix si agita, io invece mi diverto e voglio l'ultima parola... mi va bene, finché i controllori non sono armati!
Ora siamo a Recife, capitale del Pernambuco. Ci stiamo ancora guardando intorno per capire dove andare, giacché la città non sembra meritare la nostra presenza. Ci impiegheremo i nostri soliti 4 o 5 giorni per andar via; nel frattempo vi racconteremo com'è la città.
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giovedì 20 settembre 2007
Cartoline
Per iniziare...
Hai visto qui i ciclisti come tirano a campare? Fossi in te, ci farei un pensierino.
(P.S. E' arrivato anche l'altro commento, però segnala quelli che non vuoi che siano pubblicati ;-) e non dimenticare di firmarli!
Per ROSANNA:
Certo, lo sappiamo, i tramonti di Ischia sono imbattibili... ma anche questo non era male.
Per ANTO:
Le viste dalle nostre camere d'albergo non sono mai spettacolari. Questa è quella di Joao Pessoa.
Per chi è a dieta...
E infine... Paratodos (che in Brasile indica il banco della lotteria) IL QUIZ!
Il primo che indovina il soggetto di queste ultime due foto... riceverà in regalo un indimenticabile souvenir do Brasil.
Di che si tratta?

Saluti e baci.
Alla prossima.
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domenica 16 settembre 2007
Prime impressioni di Joao Pessoa
Ci avevate lasciate in partenza per Joao Pessoa. Di questa città sapevamo che era "mujto tranquilla" e la nostra guida aggiungeva: "ingiustamente trascurata dai turisti". Poiché noi amiamo a priori tutto ciò che è "ingiustamente trascurato", già due anni fa avevamo in programma di passarci, e questa volta siamo riuscite a farlo.
L'impressione iniziale della città è stata abbastanza deludente: l'impiegata del turismo che parlava come un disco registrato, adolescenti scalzi e malconci che chiedevano soldi appena fuori dalla Rodoviaria, il tassista a metà tra lo scontroso e l'autistico, e infine l'albergo: mal tenuto e posto nella zona peggiore del quartiere, molto gradevole, dove alloggiamo: Tambau'.
Il giorno dopo abbiamo battuto Tambù e la vicina spiaggia di Cabo Branco alla ricerca di una sistemazione migliore, constatando che l'edilizia turistica degli ultimi 30 anni, di cui i pessoani vanno tanto fieri, anche perché ha un po' risollevato le sorti economiche di una regione povera, ha prodotto una sequenza di edifici di 2 o 3 piani, a forma di cubo, piastrellati di bianco all'esterno, senza balconi, anche quelli fronte mare, e con finestrelle scorrevoli. Tra tutti, alla fine abbiamo scelto un albergo con una stanza più grande e molto ariosa, appena meglio degli altri. Ci è venuto il dubbio che alla fine di questa vacanza finiremo per rivalutare i grattacieli che deturpano spesso le spiagge cittadine.
I giri in città ci hanno confermato che Joao Pessoa è davvero molto tranquilla, poco orientata al turismo e quindi più autentica; è frequentata soprattutto da turisti brasiliani, tant'è che nessuno, nella reception degli alberghi, parla inglese. Ce la siamo dovuta cavare con il mio ita-gnol-ghese, una specie di esperanto neolatino che raggiunge lo scopo.
Oltre ad alcune attrattive in città e lungo la costa che scopriremo nei prossimi giorni, Joao Pessoa sembra una cittadina in cui semplicemente "stare", e nella quale la nostra principale attività potrà essere quella di osservare i brasiliani vivere; che è uno dei motivi per cui siamo tornate in questo paese.
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mercoledì 12 settembre 2007
Oggi gita a Pirangi do Norte, per vedere il cajueiro più grande del mondo. Il caju è il frutto simbolo del Nordeste. La polpa si mangia e il nocciolo altro non è che l'anacardo.o
L'albero di Pirangi è da Guinness: un unico albero principale i cui rami, poggiandosi a terra, hanno messo radici.
Abbiamo onorato il caju pasteggiando con peixe frito ao molho de caju e bevendo, ovviamente, sucos de caju. Che dire: ottimo. Le foto lo testimoniano.
La camminata del ritorno, prima in paese, poi lungo la strada tra Pirangi e Cotovelo, ci ha riconciliato con il Rio Grande do Norte dopo la passeggiata di ieri lungo la spiaggia battuta costantemente dal vento e quella del giorno prima in città.
Domani partiamo per Joao Pessoa.
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lunedì 10 settembre 2007
Arrivare nella pensione hippie, sederci sul terrazzino, scambiare due parole con le persone che lavorano qui ci ha fatto sentire subito più a nostro agio rispetto agli alberghi frequentati finora. Finalmente possiamo entrare e uscire senza nessuno che si precipiti ad aprirci la porta.
La Rodoviaria è davvero molto scarna di informazioni e servizi. Riprendiamo un autobus verso il centro. La Citade Alta non è che poche vie commerciali, e subito, appena svoltato l'angolo: bancarelle di cd, locali bui con slot machine, gente un po' disperata e self-service in cui si pranza con 1 Real (davvero troppo poco anche per gli standard brasiliani).
Anche il nostro pranzo è stato deludente. Una salsa al "frango" che, appena arriva nello stomaco, fa sentire il suo effetto esplosivo.
Le 2 ore di camminata sotto il sole cocente riescono a stento a smorzarne gli effetti.
Il tentativo di raggiungere le praias cittadine si rivela infelice. Ci ritroviamo nella zona del porto, costeggiamo prima il mercato del pesce, sotto gli sguardi attenti degli abitanti del quartiere, poi un lungo viale: da un lato le casette dei soldati nel comprensorio militare, dall'altra case basse recintate e poi baracche. Sono le 2 del pomeriggio, in giro non c'è nessuno e il nostro passo si fa veloce.
Quando finalmente arriviamo alle spiagge, constatiamo che sono davvero squallide, sporche e affollate. Per rientrare costeggiamo il Parque das Dunas in direzione Ponta Negra, che il giro in città ci ha costretto a rivalutare.
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domenica 9 settembre 2007
Sveglia alle 6, come tutti gli altri giorni. Il sole è già sorto da quasi un'ora, il lungomare è già percorso da gente che corre o cammina di buon passo, i banchetti sulla spiaggia stanno già disponendo sdraio e ombrelloni. Si vede che è domenica.
La mattina la marea è ancora molto bassa, le onde sono lontane dalla riva, e il bagnasciuga umido manda riflessi argentati.
Prima di cambiare albergo, abbiamo dedicato la mattinata alla ricerca di una pensione per i prossimi giorni. Ne abbiamo viste alcune lungo la spiagga ma abbiamo scoperto che, nonostante il periodo di bassa stagione, molte erano piene.
Alle 11, cotte dalle 3 ore di camminata sotto il sole, e frastornate dal vento che soffia incessantemente nel Nordeste, siamo rientrate in albergo. Nel nuovo albergo ci hanno dato una camera di livello superiore (farà parte del risarcimento?). La stanza è confertevole, balconcino con vista mare, spiaggia, duna e palme. Da qui si sente: il fragore delle onde (nel frattempo la marea è salita e le onde sono a ridosso della fila di ombrelloni), il soffio del vento, il cinguettio degli uccelli, le urla di chi salta tra le onde e quelle di chi gioca in piscina.
Nel pomeriggio poi ne abbiamo disdetto la prenotazione fatta la mattina e scelto un'altra pousasa molto più hippie, con arredamento in bamboo, amaca sul balcone e decori floreali e soprattutto... collegamento wireless gratis a disposizione...
Abbiamo appurato che Ponta Grossa non ha altro che il mare. Non esiste un paese, un posto per camminare che non sia la spiaggia. I posti così non ci piacciono molto: stiamo già organizzando le prossime escursioni.
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sabato 8 settembre 2007
Verso il nordeste
Il compleanno di Felix l'abbiamo festeggiato in aereo, brindando con succo di goyaba e maracuja e salatini. Niente di che, ma la giornata è stata dedicata al trasferimento verso Natal, nello stato di Rio Grande do Norte.
Il paesaggio intorno all'aeroporto ci ha ricordato quello del Cearà, piatto, vegetazione ed edifici bassi, terra rossa e pessoas dalla tipica faccia nordestita.
Arrivate in albergo, Simeia, la receptionist, ci ha informate che, a causa di problemi con i voli e bla bla bla un gruppo avrebbe liberato le camere solo verso mezzanotte; in alternativa all'attesa ci ha chiesto di alloggiare in un albergo poco lontano, per trasferirci qui domattina. Di fronte alla nostra aria molto seccata, ci ha proposto come risarcimento la possibilità di cenare gratis entrambe le sere, ospiti dell'hotel. Proposta immediatamente accettata. E' quello che ci voleva per dare un fiato alle nostre finanze un po' provate dal soggiorno a Rio.
L'albergo sostitutivo si chiama Esmeralda (!), di proprietà italiana, come molti qui, è di buon livello, ma un po' troppo da gruppi organizzati, stile casa di riposo per ricchi.
Alle 19, stanche e affamate, abbiamo riscosso l'obolo, andando a cenare nel "nostro" albergo.
Ponta Grossa, il posto in cui siamo ci sembra particolare. E' appena fuori la città di Natal, dove una duna molto alta circonda un'ampia insenatura. Lungo questa duna sono stati costruiti hotel, pousadas e ristoranti. La spiagga, di sera, è illumitata da fari, e si vede bene il bagnasciuga reso profondo dalla bassa marea. La passeggiata pedonale che percorriamo è costeggiata da palme e abbastanza deserta. Domani, con la luce, capiremo meglio dove siamo capitate.
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La giornata è cominciata con il mio primo danno.
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venerdì 7 settembre 2007
Innanzitutto grazie per la vostra partecipazione, per i commenti che ci mandate e per gli sforzi che alcuni di voi stanno facendo per superare le difficoltà della tecnologia.E' bello sapere che, attraverso questo blog, stiamo raggiungendo l'obiettivo che ci eravamo prefisse: fare partecipare un po' anche voi al nostro viaggio.Anzi, a pensarci bene, al ritorno dovremmo fare una colletta per farvi "compartecipare" anche alle spese di viaggio, oltre che alle emozioni. E questo vale per quelli di voi che pensano di viaggiare gratis ;-) La giornata, dopo le emozioni di ieri, è stata abbastanza loffia.La mattina abbiamo fatto una passeggiata verso il centro dirette al Museu Historico Nacinal. Abbiamo attraversato alcuni quartieri popolari e poi il solito caos frenetico delle vie del centro, quelle degli uffici, dei grattacieli e del caos delle grandi metropoli. Il museo era davvero scarso. L'unica sezione interessante è quella dedicata alle popolazioni indie. La giornata è stata calda (35°) e la sosta in albergo ci ha risparmiato le ore più roventi.Nel pomeriggio una passeggiata nelle vie commerciali alle spalle di Copacabana e Ipanema. La città inizia a svuotarsi per il lungo week-end. Il 7 settembre, infatti, è la giornata dell'Indipedenza: previste code in uscita dalle città in direzione spiagge e selve.
QUELLO CHE STIAMO MANGIANDO.Colazione a base di frutta: melone, mango, mamao (quella che noi chiamiamo papaia!), abacaxi (ananas) e succhi di laranja (arancia), di melone, ananas, mamao. Eventualmente yoghurt con cereali. Prosegue poi con la sezione salata: un panino con prosciutto e formaggio a scelta fra molti tipi e talvolta uova strapazzate con pancetta abbrustolita.
Pranzo: nei self-service a Kilo, ci sono due o tre banconi con vassoi di: arroz (riso) blanco, con verdure, broccoli, legumi; carne di frango (pollo) e boe (manzo) con sughi e verdure; purè, patate, zuppe di legumi, verdura e frutta alla "milanesa", cioè fritta. Si prende il piatto e si riempie con i cibi e le quantità desiderate. Un modo molto civile di fare una pausa pranzo economica e veloce, soprattutto se confrontata con i panini e i piattini pronti dei bar di Milano. Ciò che non manca mai sulle tavole brasiliane è la farofa, farina di tapioca, o mandioca, lavorata a grana grossa e speziata, che si usa a complemento per ogni piatto, come noi usiamo il parmigiano.
Cena tipicamente a base di carne, riso, qualche contorno fritto, e l'immancabile chopp (che si pronuncia "sciopi") che altro non è che birra alla spina, spesso "estupidamente" gelata. Le porzioni sono molto abbondanti e, dopo qualche abbuffata, abbiamo capito che dobbiamo ordinare un solo piatto, più che sufficiente per entrambe.
Insomma, chi temeva che in questo viaggio saremmo dimagrite, può star tranquillo...
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giovedì 6 settembre 2007
In città
Per muoverci stiamo usando i mezzi pubblici: bus e metro. Entrambi funzionano, sono frequenti e ce ne sono tanti per ogni
Ogni volta che scendiamo da un autobus abbiamo bisogno di qualche istante di immobilità per recuperare la nostra centratura verticale.
Oggi, superata la prima corsa in autobus della mattina, siamo state "alle spiagge".
Di Copacabama e Ipanema non dirò niente. Perché in verità non saprei cosa aggiungere a quello che si vede nelle foto. Solo che il fragore costante delle onde che si infrangono sulla battigia sembra una percussione regolare che dà il ritmo alla città.
Le spiagge sono percorse da carioca di ogni tipo ed età che camminano, corrono, fanno ginnastica; e da venditori ambulanti che propongono senza insistere la loro merce.
A Ipanema a un tratto, vicino alla riva, abbiamo visto volare per aria decine di palloni: erano gruppi di ragazzi che, disposti in circolo, palleggiavano.
Prima di rientrare in albergo, abbiamo deciso di andare sul Pan di zucchero per vedere il tramonto sulla città. La collina separa la baia di Guanabara dall'oceano, si raggiunge per mezzo di due teleferiche, e offre una vista spettacolare. La varietà di questo paesaggio che alterna strati di colline a baie, foreste tropicali a favelas e a grattacieli ci hai emozionate ancora una volta. Non eravamo le sole, a giudicare da quante persone erano con noi sul belvedere del Pao de Azuçar.
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martedì 4 settembre 2007
Abbiamo deciso di rimanere qui
Non preoccupatevi, intendevo dire, qui, in questo albergo. Infatti il programma iniziale era di fermarsi qui un paio di notti e poi cercare un albergo più economico.Ma quando ci si abitua alle comodità: alla doccia spaziale, alla colazione da urlo, alla vista sul Parque do Catete... è difficile rinunciarvi. Anche perché non sapendo cosa ci riserva il futuro, abbiamo deciso di godere adesso. E Rio è davvero il posto giusto! Oggi la giornata
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Finalmente siamo partite...
... e il bello e´ che siamo anche arrivate!
Tutto è andato secondo le previsioni: la sera prima della partenza abbiamo dormito poco, il volo per Rio è stato lungo ma sopportabile. All'arrivo abbiamo fatto
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sabato 1 settembre 2007
- 18... ore
Forse qualcuno si sarà domandato come ci si sente a 18 ore dalla partenza...
Si è emozionati? Preoccupati? Confusi? Pronti? Affannati? Contenti?
Ad esempio, io sento un lieve tremore che parte dallo sterno e scende attraverso lo stomaco, l'intestino, fino ad arrivare alle gambe. Qualcuno potrà pensare si tratti di paura... a me piace credere che sia "l'andare" che finalmente, dopo giorni passati a preparare (il bagaglio, i documenti, la casa) si è finalmente installato nel mio corpo. Sono pronta per andare.
Felix da stamattina si è fatta seria.
A lei, "l'andare" l'ha fatta diventare veloce, efficiente, dritta alla meta non ammette distrazioni.
E la meta, al momento, è chiudere casa domattina, e salire sul taxi.
Il resto, passo dopo passo, verrà da sè e, comunque sarà, sarà il nostro andare.
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