martedì 27 novembre 2007

SENSAZIONALE !

I Bee Gees non sono morti...

come credevamo noi da una ventina d'anni. Sono qui, negli alberghi argentini, negli shopping center, nelle musiche d'attesa dei call center. E non sono soli; ci sono anche Rod Stewart, i Wham!, i Culture Club, Falco, i Duran Duran...
Insomma, posso dare una parziale risposta alla domanda che più di vent'anni fa si poneva Raf: cosa resterà di quegli anni ottanta non lo so, so però che quello che resta della musica si trova qui, in Argentina, e gode di buona popolarità.
Degli italiani, invece, si sentono solo Eros Ramazzotti e Laura Pausini che qui devono sembrare pura avanguardia.
Anche la ricerca di un cellulare per Felix, in sostituzione di quello "perduto", ci riporta indietro di anni. Qui i cellulari si vendono ancora solo vincolati al contratto con la compagnia telefonica e non si può cambiare gestore senza cambiare telefono a meno di "sbloccare" il cellulare, pratica non proprio legale però di fatto comune. Se poi si cerca un cellulare che si possa usare in Argentina e anche nel resto del mondo, le cose si complicano: bisogna comprare un quadri-banda "liberato", cioè non vincolato al gestore, scegliendo tra i pochi e costosi modelli appena immessi sul mercato.
E se tutto questo vi fa un po' sorridere, sentite cosa pensano gli argentini di noi. Il principale quotidiano nazionale, il "Clarìn", di domenica titolava (in una pagina interna) "Silvio Berlusconi. El gran titiritero de la politica italiana da un nuevo golpe escènico", e concludeva così l'articolo "La situaciòn politica de Italia, un paìs en decadencia, envejecido y cada vez mas conservador, donde las clases populares han perdido mucho de su poder adquisitivo en favor de los ricos, aparece a la vez muy movilizado por las novedades y bloqueado en sus perspectivas".

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martedì 20 novembre 2007

Ischigualasto e Talampaya

Anche noi, come voi, queste parole non le avevamo mai sentite prima.

Ora sappiamo che non le dimenticheremo.
Nel Nord-Ovest dell'Argentina, nella regione di Cuyo, dalle parti di San Juan Capital, a un'ora da San Augustìn Valle Fèrtil, ci sono questi due Parchi Naturali, dichiarati Patrimonio dell'Umanità.
Si tratta di un'ampia superficie del periodo Triassico (250 milioni di anni fa, e questo spiega gli scheletri di dinosauri rinvenuti), riportata alla luce dai grandi sommovimenti geologici legati al "repentino" innalzamento delle Cordillera delle Ande.
Le diverse temperature, il grado di umidità, e la composizione del terreno, unite all'ossidazione, hanno colorato diversamente gli strati di terra. Il vento incessante e l'acqua delle scarse piogge hanno fatto il resto.
Noi siamo rimaste a bocca aperta.

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domenica 18 novembre 2007

Verso Mendoza

In confine che separa Cile e Argentina divide nettamente in due anche il paesaggio.
Il bus che da Santiago ci ha portato a Mendoza ha percorso il versante cileno delle Ande caratterizzato da rocce spigolose e scure, che vanno dal grigio al nero, imbiancate in cima dalla neve che si va sciogliendo.

Superato il posto di confine, il paesaggio si colora e gli spazi acquistano ampiezza. I pendii, più morbidi, sono striati da rocce di tutti i colori. Il rio Mendoza, che attraversa la valle, acquista nel suo persorso un insolito color tortora. Alle nostre spalle, in lontananza, la catena dell'Aconcagua, la più alta dopo quella dell'Everest, fa da sfondo a tutto ciò.
All'avvicinarsi a Mendoza, invece, il colore diventa uno solo: il verde. Quello della distesa di vigneti appena fuori la città, e quello dei grandi alberi che costeggiano tutte, ma proprio tutte, le vie cittadine, tanto che non siamo riuscite a vedere le facciate dei palazzi.
E' difficile, qui, credere di essere in Sud America: i nomi e cognomi sono molto spesso italiani, le facce sono quelle nostre, è quasi impossibile mangiare in un ristorante che non sia italiano, l'olio è tornato a essere extra-vergine, ci sono persino le Fiat (anche se i modelli più antichi) e, dopo più di due mesi, abbiamo rivisto i bidet nei bagni.

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domenica 11 novembre 2007

Valparaìso

Ci avevano avvertite: ai viaggiatori prima o poi succede. A noi è successo a Valparaìso, ridente cittadina costiera a 130 km da Santiago.

Così, quando ieri pomeriggio, dopo una bella passaggiata di 2 ore lungo una strada che attraversa a mezza altezza tutte le colline della città, i tre ragazzotti che ci avevano da poco superate si sono voltati all'improvviso e, coltello alla mano, ci hanno intimato di dar loro gli zaini solo gli zaini e niente più, abbiamo fatto quello che tutti consigliano di fare: abbiamo mollato subito gli zainetti e tirato un sospiro di sollievo vedendoli allontanarsi di corsa.
Due automobilisti che avevano visto parte della scena si sono fermati e gentilmente ci hanno riportato nelle vicinanze del nostro alloggio.
Fortunatamente carte, soldi e documenti non erano negli zaini. Abbiamo perso solo gli occhiali (bella idea è stata farne un paio di riserva prima di partire!), il cellulare di Felix, il diario di viaggio e poco altro.
Sfortunatamente di Valparaìso non vedrete foto, giacché nel mio zaino c'era anche la macchina fotografica comprata poche settimane fa.
Il nostro week-end a Valparaìso si è così concluso con un giorno di anticipo. Siamo tornate a Santiago a smaltire le emozioni forti. Ci sentiamo molto fortunate.

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venerdì 9 novembre 2007

Santiago

Santiago non ha il mare, come Milano. Ha molti parchi, come Londra. Ha grandi viali alberati, come Parigi. Ha i colli (che qui si chiamano cerri), come Roma. Ha 5 linee di metropolitana bella, pulita, efficiente, come Madrid. E' contornata da montagne, come Trento. Gli abitanti sono educati e disciplinati, come non avevamo ancora visto.

Insomma, Santiago è una città moderna in cui si vive bene, tra quelle viste finora è la città sudamericana più europea, sembra anzi che dell'Europa abbia colto il meglio.
Noi che amiamo le città, abbiamo camminato a lungo e passeggiando in molti quartieri abbiamo avuto spesso l'impressione di essere in campagna perché gli alberi, grandi e fitti, nascondevano le case.
Un po' scettiche, dopo tanti deludenti musei inca e pre-inca, siamo state felicemente sorprese dal bellissimo Museo di arte precolombina, che raccoglie pezzi di quasi tutte le civiltà centro e sudamericane. E così abbiamo deciso che il nostro prossimo viaggio (eh sì... siamo già a questo punto!) sarà in America Centrale.
Arrivare, domenica mattina, nella piazza deserta davanti a La Moneda è stato emozionante. Avevamo negli occhi le immagini del bel documentario di Patricio Guzmàn su Salvador Allende (a chi non l'avesse visto lo consigliamo caldamente) e nelle orecchie la voce del Presidente nel suo ultimo discorso alla radio, mentre gli aerei sorvolavano il palazzo.
Ma il più bel regalo che Santiago ci ha fatto è stata l'estate. Siamo state accolte dall'odore degli alberi fioriti: tigli, ippocastani, platani, sommacchi e gelsomini.
Felicetta si è definitivamente convinta che, dopo il freddo del Perù, ci aspettano ancora mesi di caldo e, sull'onda di questo entusiasmo ci siamo liberate, rispedendoli a casa, degli indumenti più pesanti.

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sabato 3 novembre 2007

Clinica Iquique

Siamo arrivate alla Clinica Iquique ieri mattina, dopo aver sperato e aspettato per 4 giorni che mi passassero i disturbi addominali, l'indolenzimento al fegato e la fiacchezza smisurata, che mi rendeva difficile fare anche pochi passi intorno all'albergo.

Entrate al reparto "Urgencia", ci siamo trovate in una piccola sala d'attesa, al banco dell'accettazione, un'impiegata ha registrato i miei dati al computer e ci ha invitate a sederci. Dopo pochi minuti e un paio di persone in attesa prima di noi, siamo state chiamate nella zona ambulatori. Lì un infermiere mi ha misurato temperatura e pressione, poi è arrivato il medico: un signore di mezz'età gentile e tranquillo che mi ha fatto alcune domande, ha ascoltato senza fretta le mie risposte, mi ha visitata, e infine mi ha suggerito un paio di esami. Dopo pochi minuti è tornato l'infermiere con la lista degli esami indicati dal medico, ha verificato che fosse mia intenzione eseguirli, mi ha comunicato l'importo che avrei pagato e mi ha fatto il prelievo. Dopo un'ora, i risultati hanno indicato, come era facile immaginare, un'infezione batteriologica con qualche ripercussione sul fegato (ecco spiegata la grande debolezza). Terapia: antibiotico. Prima di andar via ho ritirato il certificato del medico e l'esito degli esami e, ripassando dall'accettazione, ho pagato con la carta di credito. Impressione degli ospedali cileni: ottima. Se passando da qui ne aveste bisogno, vi consiglio la Clinica Iquique: gentili ed efficienti!
Da oggi, prima che l'antibiotico possa aver fatto effetto, sto già molto meglio e la nostra giornata è stata quasi normale. Abbiamo organizzato la partenza di domani per Santiago, stravolgendo l'itinerario previsto, e abbiamo visitato Humberstone, un'ex cittadina mineraria a 50 km da Iquique, abbandonata nel 1961 e oggi città fantasma. Una cittadina in pieno deserto, adiacente a una miniera di salnitro, completamente deserta eppure perfettamente conservata. La ripresa è appena cominciata!


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